Nell’articolo di oggi, risponderemo a queste e altre domande, fornendo consigli e spunti utili.
Le imprese che scelgono di mettere a disposizione dei propri collaboratori i buoni pasto assicurano un sostegno concreto alle scelte alimentari. Non è un caso che, negli anni, questo benefit si sia diffuso fino a diventare tra i più apprezzati in Italia.
Oltre a essere uno strumento estremamente pratico, il buono pasto rappresenta un’opportunità per ottimizzare i costi aziendali. Sapere chi ha diritto ai buoni pasto, conoscerne i dettagli e le differenze tra il formato cartaceo e quello elettronico è fondamentale, per mettere a disposizione dei collaboratori uno strumento che risponda davvero alle loro necessità.
ANSEB, l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto, ha pubblicato una circolare che fuga ogni dubbio in merito alla gestione dei buoni pasto a chi lavora in modalità smart working.
Come specificato nel documento, infatti, “il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato (art. 20, c. 1 della legge 81/2017)”, per cui laddove non vi siano accordi integrati che escludano esplicitamente i lavoratori agili dal godimento del benefit, questo non può non essere riconosciuto a chi svolge la propria prestazione in modalità agile.
Il buono pasto può essere utilizzato esclusivamente per prodotti alimentari pronti al consumo, presso le strutture convenzionate che li accettano.
È il Decreto n. 122 del Ministero dello Sviluppo Economico, entrato in vigore a settembre del 2017, a stabilire le categorie di esercizi commerciali che possono accettare questo benefit:
Lo stesso Decreto specifica che “il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di otto buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro e può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare”.
La normativa permette quindi l’utilizzo di fino a 8 buoni pasto per transazione al giorno, anche in giornate non lavorative. Passiamo ora alle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2020.
Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio dal 1° gennaio 2020 riguardano le soglie massime di defiscalizzazione dei buoni pasto che passano:
Resta invariato il trattamento fiscale dei buoni pasto, con vantaggi che assicurano un risparmio sensibile sui costi aziendali e includono:
Veniamo ora a un aspetto fondamentale che deriva dall’attivazione di questi benefit nelle aziende.
Il buono pasto può essere messo a disposizione di collaboratori con rapporto di lavoro subordinato o non subordinato, come alternativa al servizio di mensa o all’indennità sostitutiva. Il numero mensile di buoni pasto a disposizione di ciascun collaboratore, di norma, è calcolato sulla base delle giornate lavorative del mese entrante, al netto di quelle effettivamente lavorate nel mese precedente.
Nell’articolo di oggi abbiamo analizzato le caratteristiche e i vantaggi fiscali del benefit aziendale più diffuso in Italia, con un focus specifico sulla risposta alla domanda: chi ha diritto ai buoni pasto?
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