Ecco alcuni spunti per migliorare l’ecosistema di apprendimento, nell'articolo di oggi!
Lo sviluppo personale è legato a interessi individuali, alla naturale curiosità e alla motivazione che porta a volere migliorare determinati aspetti o conoscenze. Di fatto, ognuno di noi impara per sé stesso, non per altri.
In questa pagina, affronteremo diversi argomenti: puoi cliccare quello di tuo interesse dall'elenco seguente per leggere subito il paragrafo dedicato.
Trovarsi in continuo stato di apprendimento, però, non è semplice né scontato: non a caso colui che è diventato famoso per il detto “So di non sapere” era nientemeno che il saggio Socrate.
Imparare, infatti, vuol dire continuamente mettersi in gioco e cambiare le proprie prospettive, capire cosa c’entra con me quello che ho davanti.
È un atto di libertà, un’esperienza in cui si tenta di comprendere ciò che si ha davanti per poi formulare un giudizio. Ma per farlo bisogna essere predisposti, entrare in uno stato di apertura.
Come in ogni attività, anche nel caso specifico dell'apprendimento continuo non esistono ricette precostituite. Se l'atto di imparare è collegato a filo doppio alla persona e alla sua esperienza, inevitabilmente la capacità di apprendere sarà anche influenzata dalla storia personale, da quanto siamo riposati/felici/sani o viceversa stanchi/ammalati.
Inoltre, più si va avanti con l’età - e soprattutto dopo l'ingresso nel mondo del lavoro - più le condizioni di apprendimento sono ritagliate su un unico fattore: la propria volontà.
Non ci sono orari né lezioni: solo chi rimane sempre curioso e aperto al cambiamento riesce a non chiudersi, spaventato dall’apparente indifferenza del mondo circostante, e prende l’iniziativa per chiedere e fare domande, che sia a una persona, a un corso online, a una lettura.
Scopriamolo nel prossimo paragrafo, dedicato agli elementi che migliorano le condizioni per il lifelong learning in azienda.
Ci sono delle buone pratiche/tecniche che possono aiutare a creare un ambiente stimolante anche dal punto di vista dell'apprendimento permanente. Vediamo quali sono!
Affidarsi ai maestri non passa mai di moda. Per quanto l’apprendimento ad oggi sia così continuo e pervasivo, e le fonti per informarsi siano tantissime, il rapporto face to face conserva sempre il suo fascino ed efficacia.
In certi casi, infatti, presenta la possibilità di unire teoria e pratica e di osservare la metodologia di una persona seguendola ed elaborando giudizi allo stesso tempo.
La capacità di apprendimento aumenta anche grazie al feeling (ovviamente strettamente professionale) che si può creare: siamo infatti molto più attratti da ciò (e da chi) che crea affezione in noi e di conseguenza vi stiamo molto più attenti e cerchiamo di migliorarci.
Inoltre, se hai dei collaboratori di comprovata esperienza e dalle doti relazionali ben sviluppate, potrebbero sentirsi più valorizzati se affidi loro un “discepolo” a cui insegnare.
Questo concetto si comprende ancora meglio utilizzando una parola che spopola sui social, ovvero “engagement”.
Un adulto non è spinto ad apprendere se non è mosso da motivazioni interiori più che da quelle esteriori, quindi va coinvolto in modo tale che “senta” di agire “per sé”. Deve capire che l’azione di imparare la nuova tecnica o il nuovo concetto non è solo per “dovere” o “per il bene dell’azienda”, ma innanzitutto per la sua crescita, professionale e personale.
Il microlearning consiste nella valorizzazione della possibilità, per i dipendenti, di imparare in contesti diversi da quello lavorativo, in primis incentivando l'espressione dei loro interessi personali.
Ad esempio, offrire l'opportunità di guardare pillole video interessanti e stimolanti - su ted.com o su lynda.com per citare due siti di riferimento - mette a disposizione dei collaboratori uno “scaffale” di contenuti e tutorial interessanti nel quale possano spaziare anche nel loro tempo libero.
Da qualche tempo, inoltre, istituti di valore come MIT, Harvard e Udemy hanno attivato programmi online, con lezioni avanzate su molti argomenti.
Gli errori e i fallimenti, sebbene spiacevoli, sono un’ottima occasione di apprendimento: è importante non lasciare “passare inosservato” un eventuale insuccesso, anche se questa sembrerebbe la strada più facile.
Quando si sbaglia, la prima reazione è a volte cercare di dimenticare o “passarci sopra”, per evitare di spendere ulteriori energie sul dispiacere provato.
Invece, è importante valutare con i propri collaboratori il processo seguito, per capire dove si è sbagliato e confrontarsi con calma su ciò che si sarebbe potuto fare meglio.
Una volta ogni tanto, si potrebbe pensare di fare “cambiare posto” ai dipendenti oppure di affiancare colleghi di diversi dipartimenti, per aiutarli a comprendere meglio le mansioni e le metodologie applicate dagli altri colleghi e creare nuove occasioni di apprendimento.
Vedere il proprio lavoro dall’esterno - così come osservare quello dell’azienda in un’ottica più ampia - permette di cogliere nuovi spunti, focalizzare meglio gli obiettivi da raggiungere, collaborare in modo più efficace e avere maggiore motivazione.
Includere iniziative di lifelong learning tra le strategie HR può creare diverse occasioni di miglioramento continuo, aumentando anche i livelli di benessere in azienda. Ecco alcuni dei principali benefici.
In breve, che si tratti di perseguire interessi e passioni personali o ambizioni di carriera, l’apprendimento permanente aiuta a raggiungere maggiore soddisfazione e appagamento.
Tutti nasciamo con un desiderio di imparare e una curiosità naturali, ma per essere davvero motivati nel corso della vita è essenziale determinare quale sia l’ambito (o gli ambiti) che ispirano più di altri.
Per essere reale ed efficace, l’apprendimento continuo deve essere:
☑️ Volontario
☑️ Auto-motivato
☑️ Informale
☑️ Privo di motivazioni strettamente economiche
… e non deve richiedere investimenti ingenti, può trattarsi di un’attività senza costi che impegna "solo" il tempo.
Tra gli esempi di iniziative di lifelong learning che possono coinvolgere dipendenti e collaboratori, troviamo:
L’apprendimento permanente è solo uno degli elementi che giocano un ruolo chiave nella definizione di una cultura organizzativa orientata al benessere.
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