Con la ripresa dopo le vacanze, stanno per ricominciare anche le scuole e con questo articolo vogliamo fare un ripasso di quelli che sono i termini più ricorrenti nelle imprese che stanno imparando a gestire progetti di welfare aziendale.
Ti senti ferratissimo sull'argomento? Oppure non hai proprio idea di cosa si tratta?
Leggi i prossimi paragrafi e scopri se sai davvero tutto sugli strumenti per diffondere benessere in azienda!
Per rispondere alla prima domanda, ci affidiamo alle parole di Aiwa che definisce quest’espressione come i beni, le prestazioni, le opere e i servizi offerti ai collaboratori, sia in natura che sotto forma di rimborsi spese, con finalità di rilevanza sociale. Per questa ragione i servizi di welfare aziendale sono esclusi, in tutto o in parte, dal reddito di lavoro.
Facciamo un passo indietro e proviamo a dare una definizione anche a welfare pubblico e privato.
Il secondo welfare è stato oggetto di numerosi interventi legislativi negli ultimi anni (con incentivi fiscali previsti dalle Leggi di Bilancio 2016, 2017 e 2018) che confermano l’interesse anche dello Stato italiano nei confronti del welfare privato.
La disciplina legislativa vigente in materia di welfare aziendale, al momento della pubblicazione di questo articolo, è il Testo Unico Imposte e Redditi (TUIR), all’Art. 51, come modificato dalle Leggi di Stabilità 2016 e 2017, e Art. 100.
La normativa prevede l’esclusione dalla base imponibile per il calcolo del reddito da lavoro dipendente di una serie di beni, opere e servizi volti a soddisfare esigenze considerate meritevoli di tutela ed erogati dall'azienda in favore dei collaboratori.
La Legge di Stabilità 2016 e le integrazioni della Legge di Bilancio 2017 e 2018 hanno previsto la possibilità di applicare agevolazioni anche alle misure di welfare individuate da contratti collettivi nazionali, territoriali o in regolamenti aziendali. È stata, inoltre, introdotta la possibilità di usufruire dei beni e servizi di welfare in sostituzione totale o parziale del premio di risultato, con la conseguente estensione dei benefici fiscali.
I vantaggi per le aziende, tuttavia, non sono limitati all'aspetto fiscale. I benefit e i servizi di welfare offerti ai collaboratori, infatti, ne sostengono il potere d’acquisto e si pongono l’obiettivo di diffondere benessere e qualità della vita, tendenze che si confermano protagoniste del mondo del lavoro del futuro.
Passiamo ora, nel prossimo paragrafo, alla descrizione delle soluzioni di welfare a disposizione delle imprese.
Un piano più strutturato e progettato dall'azienda può prevedere la configurazione e l’introduzione, a valle di una fase di formazione per gli utilizzatori, di una piattaforma welfare attraverso la quale ciascun collaboratore può scegliere in totale libertà e riservatezza come disporre dei crediti messi a sua disposizione dall'impresa.
La piattaforma solitamente prevede l’accesso alle aree rimborsuali, in cui i collaboratori hanno modo di richiedere il rimborso dei costi previsti per i trasporti pubblici, rette scolastiche, tasse universitarie, baby-sitting e assistenza ad anziani o non autosufficienti.
Esiste anche una componente organizzativa dei progetti welfare, che impatta concretamente sul miglioramento del work-life balance, composta da:
La scelta di una soluzione flessibile, composta ad esempio da buoni pasto e buoni acquisto, disponibili sia in formato cartaceo che digitale, agevola le aziende che magari non hanno a disposizione il tempo necessario per l’attivazione della piattaforma e la formazione all'utilizzo.
Le soluzioni di welfare più flessibili, infatti, sono immediatamente disponibili e assicurano la medesima libertà di scelta rispetto all'utilizzo da parte dei collaboratori.
E tu, che approccio hai al welfare aziendale? Scopri che tipo di manager sei!
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