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Si riprende a studiare: quanto ne sai sul welfare aziendale

Scritto da Sodexo Benefits | 11.09.18

Con la ripresa dopo le vacanze, stanno per ricominciare anche le scuole e con questo articolo vogliamo fare un ripasso di quelli che sono i termini più ricorrenti nelle imprese che stanno imparando a gestire progetti di welfare aziendale.

Ti senti ferratissimo sull'argomento? Oppure non hai proprio idea di cosa si tratta? 

Leggi i prossimi paragrafi e scopri se sai davvero tutto sugli strumenti per diffondere benessere in azienda!

Qual è il significato di welfare aziendale?

Per rispondere alla prima domanda, ci affidiamo alle parole di Aiwa che definisce quest’espressione come i beni, le prestazioni, le opere e i servizi offerti ai collaboratori, sia in natura che sotto forma di rimborsi spese, con finalità di rilevanza sociale. Per questa ragione i servizi di welfare aziendale sono esclusi, in tutto o in parte, dal reddito di lavoro.

Facciamo un passo indietro e proviamo a dare una definizione anche a welfare pubblico e privato. 

  • Welfare pubblico: l’insieme generale delle prestazioni in natura e dei benefici monetari volti a rispondere a bisogni di base legati alla famiglia, all'infanzia, all'abitazione e a tutelare i cittadini dall'indigenza e dai rischi derivanti dall'assenza di reddito in caso di malattia, maternità, infortunio, invalidità, disoccupazione, vecchiaia. In questa definizione, inoltre, rientrano le prestazioni che riguardano altri ambiti di particolare rilevanza sociale, come l’istruzione e la sanità. Il welfare pubblico (o statale) è detto anche primo welfare.
  • Welfare privato: in questa categoria rientrano tutte le tipologie di welfare con funzioni integrative, alternative o parzialmente sostitutive del primo welfare. Il welfare privato è detto anche secondo welfare proprio in virtù della natura del finanziamento, non pubblico, che può essere erogato da attori privati come le aziende.

Come è disciplinato il welfare aziendale?

Il secondo welfare è stato oggetto di numerosi interventi legislativi negli ultimi anni (con incentivi fiscali previsti dalle Leggi di Bilancio 2016, 2017 e 2018) che confermano l’interesse anche dello Stato italiano nei confronti del welfare privato.

 

 

La disciplina legislativa vigente in materia di welfare aziendale, al momento della pubblicazione di questo articolo, è il Testo Unico Imposte e Redditi (TUIR), all’Art. 51, come modificato dalle Leggi di Stabilità 2016 e 2017, e Art. 100.

La normativa prevede l’esclusione dalla base imponibile per il calcolo del reddito da lavoro dipendente di una serie di beni, opere e servizi volti a soddisfare esigenze considerate meritevoli di tutela ed erogati dall'azienda in favore dei collaboratori.

La Legge di Stabilità 2016 e le integrazioni della Legge di Bilancio 2017 e 2018 hanno previsto la possibilità di applicare agevolazioni anche alle misure di welfare individuate da contratti collettivi  nazionali, territoriali o in regolamenti aziendali. È stata, inoltre, introdotta la possibilità di usufruire dei beni e servizi di welfare in sostituzione totale o parziale del premio di risultato, con la conseguente estensione dei benefici fiscali. 

I vantaggi per le aziende, tuttavia, non sono limitati all'aspetto fiscale. I benefit e i servizi di welfare offerti ai collaboratori, infatti, ne sostengono il potere d’acquisto e si pongono l’obiettivo di diffondere benessere e qualità della vita, tendenze che si confermano protagoniste del mondo del lavoro del futuro.

Passiamo ora, nel prossimo paragrafo, alla descrizione delle soluzioni di welfare a disposizione delle imprese.

Piano di welfare VS pacchetto di beni e servizi: le differenze

Un piano più strutturato e progettato dall'azienda può prevedere la configurazione e l’introduzione, a valle di una fase di formazione per gli utilizzatori, di una piattaforma welfare attraverso la quale ciascun collaboratore può scegliere in totale libertà e riservatezza come disporre dei crediti messi a sua disposizione dall'impresa.

La piattaforma solitamente prevede l’accesso alle aree rimborsuali, in cui i collaboratori hanno modo di richiedere il rimborso dei costi previsti per i trasporti pubblici, rette scolastiche, tasse universitarie, baby-sitting e assistenza ad anziani o non autosufficienti.

Oltre a benefit e rimborsi, cosa può comprendere un piano welfare?

Esiste anche una componente organizzativa dei progetti welfare, che impatta concretamente sul miglioramento del work-life balance, composta da: 

  • Lavoro agile con l’opportunità di godere di orari di lavoro flessibili (in ingresso-uscita e in pausa pranzo);
  • Smart working che prevede alcuni giorni (al mese o alla settimana) di lavoro da casa o da remoto;
  • Banca ore dove gli eventuali straordinari vengono convertiti in premessi retribuiti;
  • Job sharing familiare con la possibilità, ad esempio, di farsi sostituire in azienda dai figli maggiorenni e avere il tempo di gestire impegni familiari o personali, garantendo continuità.
E i pacchetti di beni e servizi?

La scelta di una soluzione flessibile, composta ad esempio da buoni pasto e buoni acquisto, disponibili sia in formato cartaceo che digitale, agevola le aziende che magari non hanno a disposizione il tempo necessario per l’attivazione della piattaforma e la formazione all'utilizzo.

Le soluzioni di welfare più flessibili, infatti, sono immediatamente disponibili e assicurano la medesima libertà di scelta rispetto all'utilizzo da parte dei collaboratori.

E tu, che approccio hai al welfare aziendale? Scopri che tipo di manager sei!

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