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Leader al lavoro si nasce o si diventa?

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Essere leader al lavoro vuol dire solo impartire ordini? Non è così: sta diventando sempre più evidente che non è tanto il ruolo a dare autorità a qualcuno ma alcune pratiche che offrono ottimi risultati nel rapporto coi colleghi. Quali? Eccone alcune.

Il leader? È quello che comanda, si potrebbe dire. Ma è veramente così? In realtà, si può essere in condizioni di guidare un team ma non presentare i tratti distintivi del “vero capo”; allo stesso tempo, ci si può trovare a essere un semplice componente di una squadra di lavoro, ed essere considerato un leader dai propri compagni.

Forse allora essere un leader al lavoro non è tanto uno status quanto una caratteristica che sì, viene riconosciuta dagli altri, ma fa parte di un modo di essere, più che del ruolo ricoperto.

La questione si rende ancora più interessante se diamo uno sguardo al mondo di oggi: sempre più complicato e interconnesso, sempre più alle prese con l’incertezza degli esiti, ha fatto sì che le abilità di direzione non fossero richieste solo ai vertici delle aziende, ma a ogni livello gerarchico.

In effetti, anche la strategia di un’azienda ha subito profondi rivolgimenti: il modo di agire più diffuso un tempo era, infatti, imporre tattiche e mutamenti dall’alto in modo pianificato, separando in modo netto le mansioni di management e leadership, e facendo coincidere la motivazione lavorativa semplicemente con la retribuzione più o meno alta a seconda dei risultati.

Ora non è più così: recenti studi hanno dimostrato come la tecnica del bastone e della carota non sia più efficace e come le abilità organizzative non riescano a essere incisive se non sostenute da creatività, responsabilità e background umano di qualità. Si aggiunge a tutto questo la capacità di saper guidare dei collaboratori in modo fruttuoso.

Detto ciò, chi veramente possiede queste caratteristiche? Manager e Dirigenti sono leader naturali o solamente dei capi designati? Esistono delle “best practices” da poter imparare?

Anche se la leadership dipende molto dal contesto e le ricette preconfezionate non sono mai veritiere, ecco alcuni spunti più o meno validi ovunque.

Essere Leader al Lavoro: 11 punti chiave 

  1. Ascoltare, osservare, conoscere. Non interrompere i dipendenti prima che abbiano finito di dirti ciò che ti volevano comunicare: è un vantaggio per loro, ma anche tuo. Se non sei d’accordo, cerca di prendere il loro punto di vista e di non controbattere subito. Ascolta. Può anche accadere che abbiano solo bisogno di chiarirsi le idee senza che sia necessario che tu intervenga. Se pensi di essere troppo occupato, o che la discussione si stia protraendo troppo a lungo, puoi sempre incoraggiarli ad arrivare al punto. Inoltre, cerca di conoscerli più in profondità! Confrontati con loro, cerca di capire quali sono i loro interessi, ambizioni, motivazioni. Farà bene soprattutto a te.
  2. Ringraziare e stimare. Portare a termine un lavoro, per quanto piccolo, non è mai scontato, e men che meno farlo bene! Perciò è giusto riconoscerlo e premiarlo. Ad esempio con dei benefit: se un aumento di stipendio non è praticabile, è possibile aumentare la qualità della vita dei propri dipendenti predisponendo dei budget defiscalizzati che possano essere utilizzati per cibi più salutari, attività di benessere o anche per i trasporti pubblici. Sono esemplari in questo senso i Servizi Sodexo.
  3. Delegare. Essere consapevoli di poter contare sul proprio staff è una sicurezza e un sostegno in più anche per il leader stesso. Perciò se pensi che su certe mansioni delegabili non potresti essere sostituito, dedica del tempo a formare qualcuno in questo senso. Questo aumenterà la fiducia del tuo team.
  4. A ciascuno il suo compito. Se ti affidassero una mansione con il solo fine di tenerti occupato, non ti sentiresti affatto felice né motivato. Pertanto cerca di fare in modo che ogni componente della tua squadra porti avanti compiti realmente utili per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti, anche se sono task non sempre divertenti.
  5. Fidarsi. Quando deleghi, lascia che la persona usi il proprio metodo di lavoro, rimanendo sempre disponibile a richieste di chiarimenti; potrete discutere di eventuali sbagli/difficoltà alla fine. La persona che viene sempre corretta tende a nascondere il proprio stile e la propria creatività, finendo per non produrre risultati originali.
  6. Trasmettere la carica! Se non ci credi tu, per primo, agli obiettivi prefissati, alla formazione continua e all’aggiornamento, gli altri non riusciranno a seguirti.
  7. Battery charging... tenere gli occhi fissi sulla meta senza assumere le sembianze dello squalo o senza andare in crisi a ogni piccolo rallentamento è possibile solo se ti prendi cura anche della tua interiorità. Perciò focalizza le cose che ti rendono sicuro/a di te, che ti rendono positivo e ti cambiano la giornata, e ricorri ad esse quando sei sfiduciato. Sono i tuoi carica-batterie per non cedere allo stress e mantenere un “aspetto” umano.
  8. Non avere timore delle sfide e di imparare anche dai sottoposti: la paura spesso scaturisce dalla solitudine, dal sentirsi troppo piccolo per affrontare qualcosa. Se invece sei affiancato da collaboratori di cui ti fidi, che stimi e che hai imparato a conoscere potrai consigliarti con loro sul da farsi e insieme potrete trovare una soluzione. Allo stesso tempo, uscire dalla tua comfort zone saprà darti nuovo slancio.
  9. Scoprire e valorizzare i talenti di ognuno. Regala fiducia!
  10. Saper perdonare: mantenere rancore e tagliare i ponti con chi ha sbagliato non è dimostrazione di potere, ma una ulteriore fonte di conflitti, che già sono frequenti in ogni organizzazione. I contesti dove l’errore non è tollerato appaiono inoltre meno disposti all’apprendimento e all’innovazione, perché ogni argomento nuovo e creativo porta con sé - per forza di cose - errori e imperfezioni: se non vengono tollerati, il tentativo creativo viene strozzato sul nascere. Questa caratteristica ti aiuterà a reagire anche ai tuoi, di sbagli.
  11. Non avere paura di affrontare problemi in modo diretto e veloce. Il tempo è denaro!

Come si può vedere, le caratteristiche del “leader” sono in realtà desiderabili in ogni contesto e in ogni situazione: infatti, anche se non ricopri posizioni dirigenziali al lavoro, ti può capitare comunque di dover portare avanti delle azioni insieme a persone che non conosci.

Come dice Kenneth Robinson: «Il ruolo di un leader creativo non è quello di avere tutte le idee, ma di dar vita a una cultura in cui tutti possono avere idee e sentire di essere tenuti in considerazione».

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