I buoni pasto sono tra i benefit aziendali sempre più apprezzati da imprese e collaboratori. L’emergenza sanitaria ha messo in luce i vantaggi di questo tipo di strumenti flessibili e capaci di sostenere qualità della vita e potere d’acquisto.
In questo nuovo articolo, risponderemo ad alcune domande, sorte con l’integrazione di modelli di lavoro ibridi:
- i buoni pasto a chi spettano?
- è possibile mettere a disposizione dei collaboratori in smart working il buono pasto?
- come migliorare la pausa pranzo nella nuova normalità lavorativa?
Buoni pasto: a chi spettano
Introdotti negli anni Settanta in Italia, i buoni pasto nascono come alternativa alla mensa aziendale, diventando presto un benefit diffuso e apprezzato.
La ragione è da ricercare nella semplicità dello strumento, che promuove uno stile di vita sano, rispondendo alle esigenze alimentari più disparate e rappresentando un sostegno importante al potere.
Il 2020 ha messo in luce le nuove priorità aziendali, che ora si orientano verso soluzioni capaci di generare un circolo virtuoso di maggiore motivazione e soddisfazione.
Il buono pasto è tra i benefit e servizi di welfare che si adattano al meglio alla nuova normalità lavorativa. Vediamo in che modo, nel prossimo paragrafo.
I buoni pasto a chi spettano? Uno sguardo alla normativa
Una delle domande a cui risponde l’articolo 4 del Decreto n. 122 del 7 giugno 2017 è proprio: “i buoni pasto a chi spettano?”
La normativa definisce gli utilizzatori come:
- i dipendenti che svolgono lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, anche quando l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pranzo
- i soggetti che hanno instaurato con l’azienda un rapporto di collaborazione non subordinato
La distribuzione del buono pasto è regolamentata dal contratto tra azienda e collaboratori, che deve includere le specifiche e gli accordi sulla sua erogazione; un ultimo aspetto molto importante che introduce il tema del prossimo paragrafo.
Come mettere a disposizione dei collaboratori in smart working i buoni pasto?
Quando la pandemia ha indotto molte imprese a orientarsi verso modalità di lavoro da remoto, è arrivato un primo chiarimento sulla distribuzione dei buoni pasto ai collaboratori in smart working.
A Marzo 2020, ANSEB (Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto) ha confermato con una nota pubblicata sul suo sito che la prestazione di lavoro in modalità agile ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore rispetto a quello complessivamente applicato (il riferimento normativo è l’articolo 20 della Legge 81/2017).
Viene ribadito quindi che, laddove non vi siano accordi integrativi all’interno del contratto che escludano i lavoratori agili dal godimento del buono pasto, questo non può non essere riconosciuto.
In un momento storico caratterizzato da forte incertezza, i buoni pasto si sono dimostrati un sostegno concreto al potere d’acquisto e alla qualità della vita. In particolare, la versione elettronica è ideale per rispettare le stringenti norme igienico-sanitarie, riducendo al minimo la necessità di contatti.
Il buono pasto elettronico semplifica le attività dell’ufficio competente che può dedicarsi al caricamento degli importi spettanti sulle card dei collaboratori da remoto, dopo aver eseguito l’accesso allo specifico portale.
La comodità e la semplicità d’utilizzo sono previste anche per gli utilizzatori, che con il formato elettronico possono:
- tracciare lo storico delle transazioni
- visualizzare il saldo disponibile
- cercare l’esercizio commerciale convenzionato più vicino
- accedere a servizi utili, come la sezione FAQ
I buoni pasto si adattano alla nuova normalità lavorativa
Il ritorno alla normalità così come la conosciamo potrebbe richiedere ancora tempo; tuttavia, si comincia a guardare al futuro con fiducia, grazie alla forte adesione alla campagna vaccinale che ha permesso di procedere con graduali riaperture.
Per quanto riguarda le categorie di esercenti che possono accettare i buoni pasto, il Decreto n. 122 del 7 giugno 2017, all’articolo 3, specifica chi può erogare il servizio sostitutivo di mensa a mezzo dei buoni pasto e i soggetti legittimati a esercitare la somministrazione di alimenti e bevande, l’attività di mensa aziendale e interaziendale, la vendita al dettaglio di prodotti alimentari:
- ristoranti
- tavole calde
- bar
- punti vendita della GDO
- mercati rionali
- agriturismi
- ittiturismi
- coltivatori diretti
- spacci aziendali alimentari
La normativa permette l’utilizzo fino a otto buoni pasto per transazione al giorno, anche in giornate non lavorative.
Da un lato, chi preferisce preparare personalmente il proprio pranzo continua a trovare nel buono pasto un prezioso alleato; dall’altro, si può tornare a godere di una pausa pranzo in compagnia fuori dall’ufficio.
Seppure con limitazioni in continuo aggiornamento, che riguardano ad esempio il numero di persone per tavolo, concedersi un momento di stacco migliora la motivazione. Inoltre, optare per un bar o un ristorante, riduce il rischio di assembramenti in ufficio, contribuendo a mantenere gli ambienti salubri.
Non dimentichiamo che molte attività commerciali hanno subito un importante arresto durante la pandemia; il pranzo fuori rappresenta quindi un contributo e un sostegno concreto a tutto il settore della ristorazione.
A chi spettano i buoni pasto? Come gestirli in un momento storico in continua trasformazione? Nell’articolo di oggi abbiamo risposto a queste e altre domande, con un focus sull’importanza di continuare a sostenere la motivazione e la soddisfazione dei collaboratori.
Affidarsi a strumenti come il buono pasto elettronico riserva imperdibili vantaggi: richiedi una consulenza gratuita per saperne di più!