Tutti i pasti della giornata svolgono un ruolo cruciale, perché contribuiscono a fornire le energie necessarie all’organismo, rafforzando le difese immunitarie e garantendo alti livelli di concentrazione.
Nell’articolo di oggi, parleremo in particolare della pausa pranzo, analizzando le tendenze e le abitudini più diffuse legate a questo importante momento e fornendo qualche consiglio, per promuovere uno stile di vita sano e bilanciato nelle aziende.
Perché valorizzare la pausa pranzo?
Sono numerose le imprese che riconoscono l’impatto di questo momento sulla motivazione dei collaboratori e le performance.
Di seguito, affronteremo diversi argomenti e ti proporremo alcuni consigli per migliorare il benessere organizzativo. Puoi cliccare il tema di tuo interesse per passare subito al paragrafo dedicato.
Collegamenti rapidi
- Valore culturale
- Concessione, durata e obiettivo della pausa
- Abitudini degli italiani
- Buoni pasto e smart working
- La pausa nel new normal
- Come dovrebbe essere il pranzo perfetto
Pausa pranzo in azienda, tra abitudini alimentari e valore culturale
Perché valorizzare la pausa pranzo? Sono numerose le imprese che riconoscono l’impatto di questo momento sulla motivazione dei collaboratori e le performance.
Adottare iniziative per promuovere abitudini alimentari più sane e bilanciate riserva imperdibili vantaggi per la qualità della vita, il clima e l’ambiente di lavoro.
Migliorando i livelli di concentrazione, infatti, si è in grado di garantire uno scambio continuo di idee e punti di vista, essenziale per dare vita a nuovi progetti e raggiungere gli obiettivi.
Diamo uno sguardo alla normativa che regola la pausa pranzo, un momento essenziale per ricaricare le energie e portare a termine con successo gli impegni della giornata.
Concessione, durata e obiettivo della pausa pranzo
Principalmente, la concessione della pausa pranzo è a discrezione dell’azienda che può intervenire con delle distinzioni, a seconda delle mansioni. Anche la durata della pausa può essere definita internamente, sulla base delle esigenze produttive e organizzative.
In linea generale, chi svolge funzioni impiegatizie può avere a disposizione da un minimo di 30 minuti a un massimo di 2 ore e questo momento si qualifica come una sospensione dall’attività lavorativa, non incluso quindi nella retribuzione.
Alcuni contratti individuali, come quelli che regolano il lavoro degli operai addetti alle linee produttive, possono prevedere la pausa pranzo retribuita se l’orario giornaliero è, ad esempio, di otto ore dalle 8.30 alle 16.30.
L’orario di lavoro è disciplinato dal Decreto Legislativo n. 66/2003, il quale sottolinea l’importanza di menzionare nel contratto individuale la distribuzione oraria giornaliera, comprensiva di pausa pranzo.
La Legge prevede inoltre il diritto alla pausa pranzo per coloro che svolgono più di sei ore di lavoro al giorno, con l’obiettivo di consumare un pasto, recuperare le energie e attenuare la monotonia dell’attività lavorativa.
Quali sono le abitudini degli italiani in pausa pranzo?
Le abitudini degli italiani in pausa pranzo sono oggetto di molte ricerche e analisi, volte a comprendere le preferenze alimentari più diffuse e cosa guidi le scelte di consumo quotidiane.
Sono in molti a riconoscere il ruolo di questo momento per la qualità della vita, ma sono ancora troppi a non dedicargli il tempo opportuno, come emerge, ad esempio, da un’indagine condotta da Doxa e ripresa in questo articolo di Repubblica.
Per rispondere a questa criticità, a livello aziendale, potrebbe essere utile promuovere il valore culturale della pausa pranzo, sottolineandone i benefici e i vantaggi.
In che modo? Offrendo ai collaboratori soluzioni pratiche ed efficaci che li rendano protagonisti delle proprie scelte alimentari. Il buono pasto è uno tra i benefit più diffusi e apprezzati nelle imprese italiane, proprio perché offre un contributo concreto al supporto di tali scelte, grazie alla varietà delle possibilità di utilizzo.
A questo proposito, un altro dato interessante riguarda il luogo in cui trascorrere la pausa pranzo: come emerso da un’indagine condotta da Foodiestrip nel 2019, aumenta la percentuale di persone (66% donne e 30% uomini) che opta per un pranzo al ristorante e la ragione è da ricercare nella necessità di una migliore organizzazione del tempo.
Mettendo a disposizione il buono pasto, si offre ai collaboratori la possibilità di trascorrere la pausa pranzo dove preferiscono, ad esempio presso uno degli esercizi commerciali convenzionati più vicini, oppure in ufficio, con prodotti freschi selezionati presso i coltivatori diretti, gli spacci aziendali alimentari o i punti vendita della GDO, magari preparati a casa e trasportati in pratici contenitori.
Preparare il pranzo a casa da portare in ufficio è un’abitudine per il 26% delle persone (fonte: Corriere della Sera), che sceglie di non rinunciare ai propri menù ad hoc.
Sapevi che il termine schiscetta, entrato ormai a far parte del linguaggio comune soprattutto nel Nord Italia, si riferisce alla caratteristica del cibo conservato e, appunto, schiacciato all’interno del contenitore? Per altre curiosità sul tema, leggi questo articolo!
E per quanto riguarda lo smart working? Tutte le risposte nel prossimo paragrafo!
Buoni pasto e smart working
Offrire ai collaboratori un sostegno alle scelte alimentari è fondamentale, soprattutto in smart working, ma come gestire i buoni pasto?
La Legge n. 81/2017 definisce lo smart working come una modalità di esecuzione che si distingue da quella ordinaria solo per i vincoli orari e spaziali. Di conseguenza, deve garantire gli stessi diritti della modalità ordinaria: il trattamento economico e normativo non può quindi essere differente da quello complessivamente applicato.
Su questo tema è intervenuta poi ANSEB, l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto, che ha confermato come non vi sia alcun divieto al riconoscimento dei buoni pasto ai collaboratori in smart working, se non indicato espressamente nei singoli contratti.
A tal proposito, vale la pena iniziare a considerare le possibili nuove abitudini delle pause pranzo del prossimo futuro. Scopri di più nel prossimo paragrafo!
La pausa pranzo nel new normal
Con le riaperture e il graduale miglioramento della situazione pandemica, si è iniziato a parlare anche di una nuova normalità lavorativa che, secondo diversi studi (ad esempio questo sondaggio riportato dal Sole 24 Ore) vedrà un’alternanza tra lavoro da remoto e in sede.
Ecco alcuni dati emersi dal sondaggio, al quale hanno preso parte oltre 1.500 tra imprenditori, manager, quadri, impiegati di 14.000 aziende (di cui, il 74% aziende del nord, il 18% del centro e l’8% del sud - il 63% PMI e il 37% grandi imprese):
- nel 54% delle aziende aderenti, lo smart working sarà utilizzato in modo permanente
- la settimana lavorativa ideale prevederebbe in media 2,6 giorni in presenza e 2,4 in remoto
- per il 56% degli intervistati, l’innovazione continua ha contribuito a evitare le possibili particolari ripercussioni del lavoro da casa
In questo scenario, i buoni pasto continuano a rappresentare un valido supporto anche nella fase di ripartenza, perché aiutano le aziende a sostenere il potere d’acquisto dei collaboratori.
Non solo! Approfittando della possibilità delle prime riaperture dei ristoranti e dei bar, proprio per il pranzo, si può contribuire a dimostrare sostegno anche a uno dei settori colpiti in modo più severo dalla pandemia.
In particolare, il formato elettronico si rivela pratico e comodo per la possibilità di essere gestito anche da remoto, perché non richiede la distribuzione dei blocchetti ai collaboratori come accade invece per il buono pasto cartaceo.
Mettendo a disposizione dei collaboratori uno strumento concreto, a supporto del benessere, l’azienda dimostra vicinanza e sostegno, elementi che migliorano il clima lavorativo.
Mantenere abitudini sane e uno stile di vita equilibrato in questi contesti può richiedere uno sforzo aggiuntivo, perché subentrano novità e cambiamenti che possono incidere sui ritmi quotidiani.
Ecco alcuni consigli per tutelare il benessere, nel prossimo paragrafo!
Come dovrebbe essere la pausa pranzo perfetta?
Senza dubbio gustosa, leggera, a basso contenuto di grassi e ricca di frutta e verdura di stagione. Tra i prodotti preferiti troviamo le spezie, che sono entrate a far parte delle abitudini culinarie degli italiani e il cui apporto benefico all’organismo è dimostrato da diversi studi clinici.
Emerge un grande interesse per le filiere controllate e tracciate, i prodotti biologici e a kilometro zero, come risulta da una ricerca condotta dall’Osservatorio “The world after lockdown” di Nomisma. Inoltre, si sta diffondendo sempre più la consapevolezza dell’impatto della produzione alimentare sull’ambiente, con una rivalutazione delle abitudini a favore di alternative più sostenibili.
Nell’articolo di oggi, abbiamo analizzato alcuni dati interessanti sulla pausa pranzo nelle imprese italiane, con un focus sulle preferenze dei collaboratori.
Come abbiamo visto, offrendo soluzioni su misura e adatte alle scelte alimentari personali, le aziende sono in grado di rispondere alle diverse esigenze, dimostrando grande attenzione al benessere e alla qualità della vita.
Se vuoi saperne di più, clicca qui e richiedi subito un preventivo per scoprire i vantaggi anche fiscali dei buoni pasto! Oppure prenota una consulenza gratuita e scopri tutte le soluzioni a disposizione delle aziende.